Sindrome del Colon Irritabile

La sindrome del colon irritabile è caratterizzata da un’alterazione della funzionalità intestinale, caratterizzata da disturbi dell’alvo, meteorismo intestinale e dolore o fastidio addominale, in assenza di alterazioni organiche o biochimiche. Questa patologia è spesso sotto diagnosticata, anche per un ritardo del paziente nel rivolgersi al proprio medico, che farà una diagnosi di esclusione, basata sui sintomi riferiti.
Anche in questo caso, è rilevante il ruolo dell’alimentazione, non tanto nella patogenesi della malattia, quanto più nel controllo dei sintomi ad essa associati. Ci sono due alternative diverse, una classica ed una più esotica, in quanto di origine australiana.
La dieta classica è una caratterizzata dall’assunzione di pasti regolari, evitando grossi volumi e riducendo l’apporto di grassi, fibre insolubili, caffeina, alcolici e cibi che possono essere fermentati a livello colico (legumi, crucifere, cipolle..). Mantenere un corretto apporto idrico e seguire uno stile di vita attivo sono altre due indicazioni da seguire. FODMAPs è un acronimo che sta per “Fermentable Oligosaccharides Disaccharides Monosaccharides and Polyos”: sono dei carboidrati a corta catena e ad alta fermentazione (fruttani, galattani, lattosio, fruttosio e polioli) presenti in alcuni alimenti. Una volta digeriti, nel soggetto affetto da sindrome del colon irritabile, possono esacerbare i sintomi che caratterizzano questa condizione, in quanto possono causare dolore, gonfiore addominale, meteorismo ed altre alterazioni della funzionalità intestinale. I nostri piatti dedicati sono ben bilanciati, privi di questi alimenti e dei carboidrati ad elevato potere fermentativo, aiutandoti a ritrovare l’equilibrio a livello intestinale, senza rinunciare al gusto!

La sindrome del colon irritabile, o “Irritable Bowel Syndrome” (IBS) in inglese, è un disturbo funzionale intestinale, caratterizzato da dolore o fastidio addominale, associato ad alterazione dell’alvo (possono essere presenti sia stipsi che diarrea, talvolta entrambe), meteorismo e flatulenza, senza evidente substrato patogenetico.
La diagnosi si basa sui sintomi riportati dai pazienti e sull’esclusione di altre patologie organiche: quanti giorni al mese e da quanto tempo si manifestano i sintomi, se questi ultimi migliorano con l’evacuazione, se c’è un’alterazione nella consistenza delle feci e di che tipo o se ad essere alterata è la frequenza delle evacuazioni.
Questa condizione colpisce il 10 – 20% della popolazione generale, con una maggiore prevalenza tra i 20 ed i 40 anni; sono più colpite le donne, con un rapporto di 2:1. L’IBS è una patologia correlata a molteplici fattori, di cui tre sono i principali: alterazioni della sfera psicologica (ansia, somatizzazione), alterazioni dell’attività motoria intestinale ed alterazione della sensibilità viscerale. Da alcuni studi, accanto a questi, anche altri meccanismi sembrano essere coinvolti: un’alterazione della microflora intestinale o di alcuni fattori neuroendocrini, così come pregresse infezioni del tratto gastroenterico (in particolare quelle da Shighella o Helicobacter).
La malattia è caratterizzata da periodi di recrudescenza e di remissione, e di questo il paziente deve essere consapevole.
Non bisogna sottovalutare questa condizione ed è importante rivolgersi ad uno specialista, sia per escludere altre patologie che si possono presentare con sintomi analoghi, sia per intraprendere un corretto iter terapeutico. Spesso il paziente sottovaluta i propri sintomi e quindi, prima di rivolgersi al medico e, di conseguenza, prima di arrivare alla diagnosi, possono passare alcuni anni!

L’intervento terapeutico può avvalersi o meno dell’utilizzo di farmaci, che vanno a curare il sintomo (per esempio antidiarroici o lassativi, fermenti lattici, antispastici, fino a farmaci di secondo livello per i casi più gravi).
Si è visto come, dopo l’assunzione di alcuni alimenti, si verifichi un peggioramento dei sintomi: per contro, in seguito a variazioni nella dieta si sono osservati notevoli miglioramenti della sintomatologia. Al momento ci sono due tipologie di diete che sono particolarmente indicate per questa condizione, una classica e la cosiddetta “Low FODMAP Diet”.

La dieta classica è una caratterizzata dall’assunzione di pasti regolari, meglio se di piccolo volume, riducendo l’apporto di grassi, fibre insolubili, caffeina, alcolici e cibi che possono essere fermentati a livello colico (legumi, crucifere, cipolle..) e mantenendo un adeguato apporto idrico. Il paziente può compilare un diario alimentare, in cui oltre ad annotare ciò che mangia, segna quando è comparsa la sintomatologia: questo permette di valutare l’eventuale associazione tra un alimento ed il sintomo. Si intraprende quindi una dieta restrittiva, con successiva graduale reintroduzione dei vari alimenti esclusi e contemporanea compilazione di un nuovo diario che permetterà di includere nell’alimentazione solo i cibi ben tollerati.
In alcuni casi la sintomatologia sembra associata ad una maggiore sensibilità al glutine: non è corretto eliminarlo dall’alimentazione a prescindere, è necessario eseguire esami che escludano la celiachia e, in assenza di ques’ultima, valutare l’effettivo beneficio ottenuto con la sua eliminazione.

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FODMAPs è un acronimo che sta per “Fermentable Oligosaccharides Disaccharides Monosaccharides and Polyos”: sono dei carboidrati a corta catena e ad alta fermentazione (fruttani, galattani, lattosio, fruttosio e polioli) presenti in alcuni alimenti. Essendo poco assorbibili dal tratto gastrointestinale, tendono a ristagnare nel lume e sono oggetto di fermentazione da parte della flora batterica, con successivo sviluppo dei sintomi tipici. La “low FODMAPs Diet”, elaborata da un gruppo di studio australiano della Monash Univeristy, aiuta a ridurre i sintomi gastrointestinali associati all’IBS, con l’esclusione di alcuni cibi particolarmente ricchi di questi carboidrati.
Tra gli alimenti da evitare alcune verdure, come asparagi, carciofi, aglio, cipolle, cavolfiore, cipolla, funghi, alcuni frutti, come mele, ciliegie, pesche, prugne, mango, frutta secca, pere, anguria. Tra gli altri prodotti sconsigliati il latte di vacca ed i derivati (gelato, yogurt,..) oltre che il latte di soya, la maggior parte dei legumi, il pane di diverse farine (frumento, riso, ..) ed i dolcificanti.
Sono attualmente in corso molti studi sull’argomento: i pazienti che intraprendono questo tipo di dieta si sentono meglio, ma è necessario approfondire la nostra conoscenza!